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IL RIFUGIO
E sfumò la scena, superai la sfera dell’indugio
per cambiare l’aria ferma nei polmoni del tuo corpo fatuo.
Ed il tempo è zoppo, è pelle di un bambino ossuto.
Come vorrei portarti via, difenderti, soffiarti un po’,
stregare un posto senza età:
diventerei pietra su pietra, e attorno fossa, aringa e talpa,
camaleonte, salamandra, trasformista.
Illusionista illuso, incatenato e chiuso,
per incanto non ti avrà più vista.
E nessuna chiosa per chi osò asciugare la battigia.
Rabdomante, mago, e venusto retro della carta grigia:
nel cilindro cavo si truccò il coniglio!
E per proteggerti vorrei, acuto, trasvolare il nulla,
fendere un cielo di fobie...
e diafano, per questa folla, ritrovarmi dietro un’altra porta,
come carta riciclare la tua vita.
Pudore spudorato, ammaliatore amato...
che si vestirà di te stupita.
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